Conserve Italia cresce all'estero: 'Avanti tutta con pomodoro e bio'

L'export di Conserve Italia trainato dal pomodoro Cirio e dal boom dei prodotti biologici Valfrutta.

Conserve Italia cresce all

L'export trainato dal pomodoro Cirio, boom dei prodotti biologici Valfrutta. E la tradizione consolidata di una filiera produttiva che va dal seme al prodotto finito. Chiude in rosa, l'esercizio 2017-18 di Conserve Italia, consorzio cooperativo con sede a San Lazzaro di Savena, leader in Italia nel settore della trasformazione alimentare, che associa 14mila produttori agricoli, trasforma oltre 60omila tonnellate di frutta, pomodoro e vegetali lavorati in 12 stabilimenti produttivi (sette sono in Emilia Romagna) e dà lavoro a circa 3.300 persone. La capogruppo ha registrato una crescita di 8 milioni di euro (+ 15% di fatturato, + 9.8% le vendite sui mercati internazionali). A livello di gruppo il fattu rato aggregato si è attestato attorno ai 900 milioni di euro, oltre il 40% generato dall'export. «Il pomodoro - spiega il direttore generale Pier Paolo Rosetti - è il prodotto che meglio identifica il made in Italy in cucina. Nel Nord Europa va fortissimo la frutta allo sciroppo perché sono Paesi in cui la frutta in certi periodi dell'anno non è disponibile».

Considerato l'impatto dell'export, Brexit vi ha agevolato o paralizzato?

«Non ci ha aiutato, anzi. L'anno scorso l'impatto è stato negativo (nel Regno Unito siamo arretrati) e se Brexit avanza lo sarà ancora di più per la concorrenza di mercati intercontinentali».

E il mercato italiano?

«È in fase di riflessione. Purtroppo abbiamo assistito a una contrazione ed è per questo che noi puntiamo forte sull'innovazione. Chi sta fermo è perduto».

In concreto?

«Stiamo lavorando sul mondo delle bevande, sui mix di frutta e vegetali senza zuccheri aggiunti».

Il biologico ha fatto boom.

«Rappresenta il 4% del mercato alimentare. È una nicchia ma continua a crescere. Noi abbiamo lanciato Valfrutta Bio e siamo molto soddisfatti (+ 30%, ndr)».

La produzione bio su cosa si basa?

«Rispetto delle regole di coltivazione e di trasformazione con minor utilizzo di prodotti chimici e attenzione all'ambiente. Abbiamo presentato il bilancio di sostenibilità: siamo attenti a quante risorse prendiamo dall'ambiente e a cosa nell'ambiente rilasciamo. Utilizziamo energia elettrica da fonti rinnovabili. A Pomposa abbiamo un impianto di depurazione che riduce l'utilizzo di acqua dalle falde e il 30% la riutilizziamo».

In cosa si caratterizza la vostra filiera?

«Abbiamo coltivazioni che servono solo per la trasformazione industriale. L'agricoltore ha il vantaggio di doversi occupare non tanto della forma esteriore dei frutti ma solo di rispettare gli standard industriali per la trasformazione».

Qualè il progetto di filiera più importante?

«In Romagna quello delle pesche per sciroppo, le percoche. Questa coltura in Italia stava scomparendo. Sono stati impiantati ettari di coltura e fatto un accordo garantendo per 12 anni agli agricoltori un determinato prezzo».

Quali sono i prodotti «cult» per il 2019?

«Pronti al vapore che uniscono il gusto al servizio, fruibili in buste in due minuti. Poi i mix di legumi e vegetali cui affiancheremo una linea di frutta. Infine la linea Veggie: succhi frutta, confetture. E il biologico naturalmente».

 

Articolo pubblicato su Il Resto del Carlino il 7/11/2018.


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